Il racconto di Babele e la paternità di Dio

L'articolo analizza il testo di Gen 11,1-9 premettendo alcune osservazioni tratte da uno studio del filosofo italiano Silvano Petrosino e da altri contributi di carattere filosofico. Gli autori mettono in risalto la rilevanza del motivo del dare il nome per il testo di Gen 11 e interpretano la...

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Bibliographic Details
Published in:Gregorianum
Main Author: Ficco, Fabrizio (Author)
Format: Electronic Article
Language:Italian
Check availability: HBZ Gateway
Fernleihe:Fernleihe für die Fachinformationsdienste
Published: Ed. Pontificia Univ. Gregoriana 2015
In: Gregorianum
Year: 2015, Volume: 96, Issue: 3, Pages: 451-468
Online Access: Volltext (lizenzpflichtig)
Description
Summary:L'articolo analizza il testo di Gen 11,1-9 premettendo alcune osservazioni tratte da uno studio del filosofo italiano Silvano Petrosino e da altri contributi di carattere filosofico. Gli autori mettono in risalto la rilevanza del motivo del dare il nome per il testo di Gen 11 e interpretano la confusione delle lingue come un atto con cui il Signore educa l'umanità e la benedice. Questi terni vengono poi affrontati esegeticamente, facendo emergere un aspetto ancora non considerato: il racconto di Babele riceve una luce completamente nuova se riletto a partire dal tema della paternité di Dio. Il motivo del «nome» è decisivo da questo punto di vista, perché il desiderio di «farsi un nome» (v. 4) nasconde in realtà una volontà di auto-generazione. Di fronte a questo gesto di separazione dal padre, Dio interviene cambiando il nome della città (Babele, v. 9) e moltiplicando le lingue. In questo modo, favorisce la diffusione degli uomini in tutta la terra e li benedice, consegnandoli alla sfida etica délia relazione con gli altri. The article analyzes the text of Gen 11,1-9, taking as premises some observations drawn from a study of the Italian philosopher Silvano Petrosino and other philosophical contributions. The authors emphasize the importance of the «name» motif for the text of Genesis 11 and interpret the confusion of tongues as an act by which the Lord teaches and blesses humanity. These issues are then dealt with exegetically, bringing to light an aspect not yet considered: the story of Babel gets a whole new light if re-read using the theme of the fatherhood of God. The «name» motif is crucial from this point of view, because the desire to «make for themselves a name» (v. 4) actually conceals a desire for self-generation. In the face of this act of separation from the father, God intervenes by changing the name of the city (Babel, v. 9) and multiplying languages. In this way, God promotes the spread of men throughout the earth and blesses them, handing them over to the ethical challenge of relating to others.
Contains:Enthalten in: Gregorianum