Cristianesimo in Dialogo con i non cristiani: L'approccio 'dialettico' tommasiano (con 'Ragioni dimostrative e probabili')

Il concetto odierno di 'dialogo' tra persone e gruppi di diverse religioni o visioni del mondo è frutto dell'interferenza tra la tecnica dialogica della filosofia greca e la tradizione cristiana. Il dialogo in generale richiede una tassonomia dei dialoganti (ossia una articolazione di...

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Main Author: Di Maio, Andrea (Author)
Format: Electronic Article
Language:Italian
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Published: Ed. Pontificia Univ. Gregoriana 2006
In: Gregorianum
Year: 2006, Volume: 87, Issue: 1, Pages: 81-101
Online Access: Volltext (lizenzpflichtig)
Description
Summary:Il concetto odierno di 'dialogo' tra persone e gruppi di diverse religioni o visioni del mondo è frutto dell'interferenza tra la tecnica dialogica della filosofia greca e la tradizione cristiana. Il dialogo in generale richiede una tassonomia dei dialoganti (ossia una articolazione di un 'noi' e un 'voi' in un 'noi' più ampio, che per il cristianesimo fu originariamente la composizione di Popolo eletto e popoli o genti nella Chiesa), un prototipo e un archetipo della mediazione (che è Cristo per il cristianesimo, in cui il dialogo si manifesta come dia-logos, o mediazione tra le due funzioni, creatrice e rivelatrice, del Verbo), un teleotipo o obiettivo finale (che cristianamente sarà riferito al Giudizio escatologico), un tipo procedurale (che cristianamente sarà o quello dei discorsi persuasivi, adottato da Paolo sull'Areopago di Atene, o quello della stoltezza della predicazione, adottato da Paolo a Corinto, tipi di cui rispettivamente Tommaso e Bonaventura danno riformulazione), e una rappresentazione dello spazio logico (che per i Padri fu la dialettica socratico-platonica, e per i Medievali scolastici la dialettica aristotelica). In questo articolo si esamina in particolare l'approccio tommasiano, attraverso le ragioni dimostrative e probabili. The modern concept of 'dialogue' among persons and groups of different religions or 'world-views' is the fruit of interaction between Christian tradition and the technique of dialogue in Greek philosophy. Dialogue in general requires a classification of those in dialogue (or an articulation of 'we' and 'you' into a wider 'we', which for Christianity was originally the composition of the elect People and peoples or races in the Church), a prototype and an archetype of mediation (which for Christianity is Christ; in which dialogue manifests itself as dia-logos, or mediation between the two functions, creator and revealer, of the Word), a teleotype or final objective (which for Christians points to the eschatological Judgement), a procedural type (which was adopted by Paul at the Areopagus in Athens in a Christian way or in that of persuasive discourses, or after the manner of the foolishness of preaching as adopted by Paul at Corinth — types that were reformulated by, respectively, Thomas and Bonaventure), and a representation of spacial logic (which was Socratic-Platonic dialectic for the Fathers, and Aristotleian dialectic for the medieval scholastics). This article examines especially the Thomistic approach, through demonstrative and probable reasons.
Contains:Enthalten in: Gregorianum