Universitas fidelium in credendo falli nequit (LG 12): Il "sensus fidelium" al concilio Vaticano II

Nell'ecclesiologia del Vaticano II, il sensus fidei costituisce uno dei temi più importanti e significativi. Il presente contributo riprende l'argomento, studiando i testi conciliari (in particolare LG 12) e la loro recezione nella teologia e nella prassi ecclesiale post-conciliare. Il pun...

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Bibliographic Details
Main Author: Vitali, Dario 1956- (Author)
Format: Electronic Article
Language:Italian
Check availability: HBZ Gateway
Fernleihe:Fernleihe für die Fachinformationsdienste
Published: Ed. Pontificia Univ. Gregoriana 2005
In: Gregorianum
Year: 2005, Volume: 86, Issue: 3, Pages: 607-628
Online Access: Volltext (lizenzpflichtig)
Description
Summary:Nell'ecclesiologia del Vaticano II, il sensus fidei costituisce uno dei temi più importanti e significativi. Il presente contributo riprende l'argomento, studiando i testi conciliari (in particolare LG 12) e la loro recezione nella teologia e nella prassi ecclesiale post-conciliare. Il punto di partenza dell'articolo è la constatazione che il sensus fidelium non costituisce una novità del concilio Vaticano II: lo comprova non soltanto la constatazione che il tema è contenuto nello Schema de Ecclesia, ma anche il fatto che i Padri conciliari — come dimostrano i loro interventi — avevano una buona conoscenza dell'argomento, in linea con le affermazioni della tradizione teologica sviluppata nei loci teologici di Melchior Cano e sempre ripetuta dalla teologia cattolica, soprattutto in occasione delle solenni definizioni dell'Immacolata Concezione e dell'Assunzione di Maria in cielo. Il dibattito intorno a LG 12 non ha registrato una preclusione verso il sensus fidelium, ma ha rivelato la preoccupazione di molti Padri di non oscurare il ruolo del magistero ecclesiale: si capiscono in questa direzione i tentativi di ribadire la dottrina tradizionale della infallibilitas passiva. La medesima preoccupazione ha condizionato e sensibilmente rallentato la recezione post-conciliare del tema, segnato dal forte contrasto tra teologia e magistero. La fine della stagione del dissenso, con lo stemperarsi del contrasto tra magistero e teologia, costituisce l'occasione per un effettivo processo di recezione del sensus fidelium, nel quadro della teologia del popolo di Dio, che già costituiva la collocazione che il Vaticano II aveva assegnato all'argomento. The term sensus fidei is one of the most important themes of the ecclesiology of Vatican II. This essay studies this theme in the texts of the Council, especially in LG, and in their reception in the theology and the praxis of the Church in the last forty years. The starting-point of the article is the idea that sensus fidelium is not a novelty with Vatican II; many texts on the sensus fidei, for example, in the Schema de Ecclesia, demonstrate that the Fathers were well acquainted with the theme. Further, presentations they made at the Council manifest a solid understanding of the doctrine, in line with the theological positions developed by Melchior Cano, and a constant theme in Catholic theology, especially on the occasion of the solemn definitions of the Immaculate Conception and the Assumption. At the Council, the debate on LG 12 does not refuse the idea of the sensus fidelium, but it reveals the preoccupation of many of the Fathers to not negate the role of the Magisterium; this explains their attempts to propose again the traditional doctrine of the infallibilitas passiva. This same preoccupation conditioned and slowed down the postconciliar reception of the notion of sensus fidei, a period marked by strong contrasts between theology and the Magisterium. The end of this season of dissent, marked by a mutual understanding between theology and the Magisterium, is an auspicious occasion for an effective process of reception of the sensus fidelium in the context of a theology of the People of God, the context which Vatican II had given to the theme.
Contains:Enthalten in: Gregorianum