De l'indicible a l'Indicible

Lo scopo dell'articolo è cercare in qual modo il sensibile è in Dio, è conosciuto da Dio e quindi che cosa, in quanto sensibile, ci dice riguardo a Dio. Non si può dire che il sensibile sia semplicemente un meno riguardo all'intelligibile finito; sembra invece che lo sia riguardo a Dio, pi...

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Bibliographic Details
Main Author: de Finance, Joseph (Author)
Format: Electronic Article
Language:Italian
Check availability: HBZ Gateway
Fernleihe:Fernleihe für die Fachinformationsdienste
Published: Ed. Pontificia Univ. Gregoriana 1984
In: Gregorianum
Year: 1984, Volume: 65, Issue: 4, Pages: 657-694
Online Access: Volltext (lizenzpflichtig)
Parallel Edition:Non-electronic
Description
Summary:Lo scopo dell'articolo è cercare in qual modo il sensibile è in Dio, è conosciuto da Dio e quindi che cosa, in quanto sensibile, ci dice riguardo a Dio. Non si può dire che il sensibile sia semplicemente un meno riguardo all'intelligibile finito; sembra invece che lo sia riguardo a Dio, pienezza dell'essere. Ma come? Il sensibile in quanto tale non è certo privo di realtà. Si dice che è presente in Dio eminenter virtualiter. Che significano questi avverbi? C'è, sembra, nel sensibile un residuo irriducibile alle perfezioni «semplici» o «trascendentali», delle quali ci sfugge l'Idea adeguata, che è l'Essere assoluto. — Cercando altre vie, l'autore suggerisce che il carattere esistenziale della sensazione corrisponde, in un certo modo e come a rovescio, alla conoscenza divina che coglie l'essere creando. La diversità poi delle qualità sensibili non ha forse il suo esemplare eminente nelle diversità delle perfezioni «innominate» delle quali non possiamo — e nessuna creatura può — formare le idee proprie? Finalmente il sensibile è in Dio, è conosciuto da Dio come l'altro, come ciò che non può esserGli attribuito. La conoscenza del sensibile è in Dio un caso particolare della conoscenza dell'alterità e si riallaccia a questa «generosità» che è il segreto dell'essere. Così il sensibile ci porta un messaggio di Dio. L'autore tenta di sviluppare questo punto con l'esempio del messaggio biblico. Distingue un'esegesi puramente scientifica, un'interpretazione che astrae dalla lettera un insegnamento, e una lettura «spirituale», immersa nella corrente profonda che anima la storia del popolo di Dio. Analogamente, c'è una lettura scientifica delle cose, una interpretazione filosofica, e in fine una lettura «spirituale», immersa nel «senso dell'essere», dato dalla «ragione retta» (ciò che implica rettitudine morale), grazie alla quale si vede nelle cose, al di là dei puri concetti, indizi e manifestazioni di Dio. Ma sia nella lettura della Scrittura, sia in quella delle cose, un'ascesi è necessaria per purificare lo sguardo e mantenerlo nella buona direzione.
Contains:Enthalten in: Gregorianum