Devoir et Amour

Dovere e amore sembrano termini contrastanti come esteriorità più o meno opprimente e interiorità, libertà. Ci si propone di esaminare la fondatezza di simile opposizione, esaminando tre questioni: Si può amare il dovere? Si può amare per dovere? C'è un dovere di amare? 1. È possibile amare non...

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Bibliographic Details
Main Author: de Finance, Joseph (Author)
Format: Electronic Article
Language:French
Check availability: HBZ Gateway
Fernleihe:Fernleihe für die Fachinformationsdienste
Published: Ed. Pontificia Univ. Gregoriana 1983
In: Gregorianum
Year: 1983, Volume: 64, Issue: 2, Pages: 243-272
Online Access: Volltext (lizenzpflichtig)
Parallel Edition:Non-electronic
Description
Summary:Dovere e amore sembrano termini contrastanti come esteriorità più o meno opprimente e interiorità, libertà. Ci si propone di esaminare la fondatezza di simile opposizione, esaminando tre questioni: Si può amare il dovere? Si può amare per dovere? C'è un dovere di amare? 1. È possibile amare non solo l'atto doveroso (che può essere in sé piacevole), bensì anche il dovere, ossia il carattere doveroso di quell'atto? Sarebbe impossibile se la forza del dovere si fondasse sulla minaccia della pena; ma in realtà il fondamento è immediatamente per noi la forza repulsiva del male incluso nella risposta negativa e, mediatamente, la forza attrattiva del Valore morale. Ora questo, diversamente dagli altri valori, ha un carattere eminentemente personale; inoltre, esso ha una certa affinità, espressa nel vocabolario, con il Bello, reattivo normale dell'amore umano; perciò può provocare nell'anima una «vibrazione» affine e analoga a quella che sta alla radice dell'amore personale. C'è poi l'obiezione secondo cui l'amore del dovere per il dovere nasconderebbe un desiderio morboso di essere dominati; si risponde che tale desiderio non è necessariamente morboso, non implica vigliaccheria: esso nasce dalla coscienza della propria finitezza nell'infinito che ci circonda. Se non c'è niente al di sopra di noi, siamo perduti nel Nulla. Quel desiderio è fondamentalmente un volere e affermare l'Essere. Amare il dovere per il dovere implica quindi amare l'Essere, anzi l'Essere assoluto e personale, Dio. Non si ama il dovere come si ama, per es.; un lavoro piacevole. L'amore del dovere ha un indole personale che suppone una simile indole nel suo Oggetto. Perciò, riceve la sua piena dimensione nell'amore di Dio. Ad ogni modo, per esprimere questo amore, superando un moralismo chiuso, deve aprirsi all'amore degli altri. 2. Le due rimanenti questioni vengono trattate insieme. C'è un dovere di amare gli altri in verità, non solo facendo come se li amassimo. Risulta ambigua la formula: «amare gli altri per amore di Dio». È più corretto dire: «amare gli altri come Dio (come Cristo) li ama», quindi veramente in se stessi, per il loro valore proprio (l'immagine di Dio non è in loro accidentale, sovraimpressa). Certo l'urgenza di questo dovere è diversa secondo le diverse circostanze. E l'amore, nel senso pieno, non dipende direttamente da una pura decisione della libertà. Ciò che viene richiesto è di creare (sforzarci di creare) in noi un insieme di disposizioni positive verso l'altro, mediante almeno la considerazione del suo valore fondamentale sempre presente. Il limite minimo di questo amore è l'assoluta esclusione non solo dell'odio, ma anche dell'indifferenza volontaria. Terminando, l'Autore conclude che non si deve troppo presto dichiarare definitivamente impossibile l'amore tra coniugi in crisi. Anche verso l'infedele rimane possibile un amore che non sia la semplice carità, dovuta a tutti; un amore ferito, sofferente, che conservi nel cuore il posto vuoto dell'altro, anche senza speranza di ritorno. Ma questa possibilità può difficilmente essere attuata fuori dall'orizzonte della fede.
Contains:Enthalten in: Gregorianum