« Toute chose est Dieu en Dieu ». Le regard sub species aeternitatis d’Hadewijch d’Anvers (c. 1210-c. 1260)

Vedere Dio e conoscere l’essenza delle realtà, diventare Dio ed essere « Niente di meno di Egli-stesso », scoprire la libertà dell’anima e il cammino che Dio si crea nel fondo dell’anima a partire dalla Sua profondità sono altrettanti temi che la mistica medievale Hadewijch sviluppa in quanto teolog...

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Bibliographic Details
Published in:Divus Thomas
Main Author: Wuidar, Laurence (Author)
Format: Electronic Article
Language:Italian
Check availability: HBZ Gateway
Fernleihe:Fernleihe für die Fachinformationsdienste
Published: Edizioni Studio Domenicano 2019
In: Divus Thomas
Year: 2019, Volume: 122, Issue: 1, Pages: 381-407
Online Access: Volltext (lizenzpflichtig)
Description
Summary:Vedere Dio e conoscere l’essenza delle realtà, diventare Dio ed essere « Niente di meno di Egli-stesso », scoprire la libertà dell’anima e il cammino che Dio si crea nel fondo dell’anima a partire dalla Sua profondità sono altrettanti temi che la mistica medievale Hadewijch sviluppa in quanto teologa. La ricchezza speculativa del pensiero medievale si dà anche al di fuori dei trattati e dei sermoni. La lettura della raccolta di visioni ivi proposta offre un esempio nel quale conoscenza razionale e speculativa di Dio e conoscenza affettiva e sperimentale non sono scindibili. Nel cuore dell’esperienza unitiva, nasce un pensiero di gran spessore speculativo. Hadewijch non solo recupera la tradizione della mistica affettiva di un Bernardo di Chiaravalle né solamente estende il vocabolario del Cantico dei cantici nelle sue descrizioni degli abbracci divini. Continua il lavoro dei Padri quando trattano della nascita del Figlio nell’anima e si colloca nella tradizione dello pseudo-Dionigi quando valorizza il niente-sapere e afferma l’incomprensibilità di Dio. Essa, infine, situa l’Incarnazione nel centro del processo di divinizzazione e magnifica lo sguardo sub specie aeternitatis come possibilità offerta all’anima di vedere come Dio vede. Avendo l’individuo raggiunto la sua origine eterna, egli è ora capace di guardare ogni realtà contingente con lo sguardo dell’eternità e quindi di vedere in modo nuovo ogni cosa, di cui le proprie sofferenze. La divinizzazione è allora rivestirsi dell’umanità di Dio. To see God and to know the essence of all reality, to become God and to be “Nothing less that Himself”, to discover the freedom of the soul and the path God is walking in the deepest part of the soul from His deepest unknown part. These are some of the themes Hadewijch analyzes in her visions. The richness of medieval speculation is to be found in sermons for instance, but also in mystic literature. The reading of Hadewijch’s Visions proposed in this short article gives an example in which rational and speculative knowledge of God meets affective and experimental knowledge of God in an inseparable way. Within the experience of divine union, a thought of deep speculation arises. One of the main points of the article is how, in her Visions, Incarnation is a central point of becoming God and how Hadewijch develops the sub specie aeternitatis look as the possibility offered to each soul to see as God is seeing. To become God is about changing our way of seeing the world. It is about being able to see every single reality, weakness and pain included, in a new way.
Contains:Enthalten in: Divus Thomas